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    Jordyn Poulter prepara il rientro: “Sono pronta per tornare a giocare”

    Passiamo la nostra esistenza cercando di convincerci che siamo padroni del destino, che le coincidenze, per l’appunto, siano solo coincidenze. Lo facciamo perché abbiamo bisogno di credere che se lavoriamo abbastanza duramente, se abbiamo talento e – perché no – un pizzico di fortuna, tra noi e l’obiettivo che ci siamo prefissati di raggiungere ci sia solo la strada che abbiamo scelto di percorrere. Poi, però, succedono delle cose che ci fanno dubitare di tutto questo, ci fanno pensare che ci sia un disegno di cui riusciamo appena a intravedere qualche linea, un quadro di cui percepiamo qualche pennellata ma non possiamo vederlo ed apprezzarlo pienamente.

    Probabilmente deve essere proprio questa la sensazione che inonda la mente di Jordyn Poulter quando il 3 dicembre 2022 si lesiona il legamento crociato, il legamento collaterale e il menisco del ginocchio sinistro, concludendo con ampio anticipo la sua esperienza alla Igor Gorgonzola Novara. Ma la palleggiatrice statunitense non è tipo da piangersi addosso e, come ha raccontato in esclusiva ai nostri microfoni, il ricordo dell’infortunio sta lasciando pian piano spazio al desiderio di riprendersi ciò che il destino ha procrastinato nel tempo.

    Foto Volleyball World

    Jordyn, innanzitutto, come stai? Com’è stato questo periodo senza poter giocare a pallavolo?

    “Sono contenta di dire che mi sento forte e ho tanta voglia di giocare. Negli ultimi due mesi il ginocchio è stato sottoposto a carichi di lavoro crescenti, e sta rispondendo alla grande. Non sono mai stata lontana dal campo per così tanto tempo e ho dovuto superare tante sfide durante questo periodo; però sono riuscita a trovare anche molti aspetti positivi. In generale, sono grata per ciò che il mio corpo è stato in grado di sopportare e per tutte le persone che mi hanno aiutato in ogni fase del mio recupero“.

    Affrontare una riabilitazione lunga e faticosa ti può mettere a dura prova dal punto di vista mentale. Come sei riuscita a restare positiva e ottimista in questi mesi?

    “Certamente ci sono stati momenti più difficili di altri. Non avevo mai dovuto affrontare alcuni dei ‘demoni mentali’ che ho incontrato durante questo periodo. Ad esempio, a volte mi sentivo triste e sola perché per tanti mesi mi sono allenata in palestra senza nessuna compagna di squadra. Mi è mancata quella sensazione di far parte di un gruppo che puoi provare solo quando condividi la routine quotidiana con persone che lavorano insieme a te per raggiungere un obiettivo. Allo stesso tempo, però, mi ritengo fortunata ad aver ricevuto un supporto costante, un grande sostegno morale e tanto amore da allenatori, preparatori, amici e familiari che hanno sempre creduto in me“.

    Foto LVF

    Cosa facevi per passare il tempo durante il periodo della riabilitazione?

    “Nelle prime fasi, quando potevo muovermi solo con le stampelle, non potevo fare molto: leggevo, facevo puzzle e ovviamente guardavo partite di pallavolo“.

    Il recupero dall’infortunio può dirsi completato? Quando tornerai in campo, pensi che vedremo la stessa Jordyn Poulter di prima?

    “Sono completamente pronta per giocare. Proprio settimana scorsa ho avuto la fortuna di allenarmi nella palestra del Team USA insieme a un gruppo di giocatrici del campionato collegiale. Era da più di un anno che non seguivo un programma di allenamento ‘normale’, e devo ammettere che sono rimasta soddisfatta di come mi sentivo e di come sono riuscita a integrarmi. Penso che sotto certi aspetti la nuova versione di me sia migliore di quella precedente. Ovviamente poi solo il tempo lo dirà“.

    Foto USA Volleyball

    Com’è il tuo piano di allenamenti ora? Su quali aspetti del gioco stai lavorando?

    “Adesso mi sto allenando ad Anaheim e il piano è di continuare a lavorare qui. Nel frattempo, dovrebbero arrivare anche le giocatrici che stanno terminando le loro stagioni con i club. Poi spero di avere l’opportunità di fare parte della nostra squadra nelle prime due settimane della VNL. In questi mesi ho dedicato tanto tempo sull’impostazione di gioco con ricezione negativa, sul muro in situazioni di overload, sull’espansione del mio range di azione per il gioco al centro, e ovviamente ho lavorato anche sulla difesa e sulla capacità di mettermi nelle migliori condizioni per alzare“.

    La VNL e le Olimpiadi di Parigi saranno gli impegni principali dell’estate del Team USA. Quali sono le tue aspettative?

    “Karch (Kiraly, n.d.r.) ci ha insegnato che il miglior modo per affrontare le nostre esperienze e trovare il massimo appagamento e la gioia più grande da esse è quello di non crearsi aspettative. E così sarà il mio approccio all’estate in nazionale. Spero che a Parigi la squadra riesca a mettere in mostra la sua miglior pallavolo non appena entrerà in campo per la prima partita“.

    Come descriveresti la mentalità che ha permesso agli USA di raggiungere grandi risultati in questi anni?

    “Insieme siamo le più forti, facciamo qualsiasi cosa ci venga richiesta al meglio delle nostre capacità e sosteniamoci a vicenda nella buona e nella cattiva sorte. Sono questi i cardini della mentalità che ci ha portato al successo in passato“.

    Foto Instagram USA Volleyball

    L’anno prossimo giocherai nella nuova lega professionistica statunitense di LOVB. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?

    “Proprio così! Penso che il sogno di ogni atleta sia di giocare a livello professionistico, figuriamoci poterlo fare nel proprio paese. Credo fortemente nella ‘mission’ di League One Volleyball e nelle persone che la guidano. È davvero speciale farne parte. Il motivo principale per cui ho deciso di unirmi a LOVB è quello di dare un contributo alla creazione di un nuovo campionato professionistico in America da lasciare in eredità alle future generazioni di pallavoliste“.

    Qual è il tuo ruolo come membro del “LOVB Athletes Council”?

    “Il mio ruolo è di fornire spunti e opinioni, e fare domande che possano aiutare a rendere divertente, piacevole e competitiva l’esperienza delle atlete, con l’obiettivo di migliorare questo campionato. Siamo innanzitutto persone; e poi siamo anche brave nel nostro sport: sono contenta di far parte di un’organizzazione che valorizza l’aspetto umano prima di ogni altra cosa“.

    Fin dagli Anni ’80 sono stati fatti vari tentativi per creare una lega professionistica di pallavolo negli Stati Uniti. Perché LOVB è diversa?

    “Negli ultimi cinque anni, LOVB ha lavorato per costruire una lega professionistica diversa da quelle dei tentativi falliti in precedenza. Nello specifico, abbiamo un approccio che parte dal basso: le nostre squadre verranno incorporate a club locali, così da creare comunità di persone e favorire relazioni a ogni livello. Inoltre, LOVB può contare su un gruppo formato da imprenditori che hanno avuto e tuttora hanno grande successo, e addetti ai lavori della pallavolo di esperienza e altrettanto successo“.

    In Italia hai giocato a Chieri, Busto Arsizio e Novara. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze e in che modo ti hanno plasmato come giocatrice e come persona?

    “Mi porto dietro sfide, insegnamenti e ricordi diversi da ogni stagione che ho passato in Italia. Per esempio, a Chieri abbiamo giocato per garantire al club una buona posizione in classifica, lottando tutte le settimane per conquistare punti preziosi. Da giovane palleggiatrice che ero, ho fallito più volte ma è proprio grazie a questi errori che sono riuscita a imparare tanto. Successivamente sono andata a Busto: a metà della mia prima stagione ci era capitato di cambiare allenatore e da lì è iniziata una cavalcata fino alla semifinale di Champions League che ha sorpreso tutti. Quelle due annate mi hanno regalato anche due delle migliori amiche che avrei mai potuto desiderare, Alexa Gray e Jole Stevanovic: ora mi mancano un sacco. A Novara avrei voluto avere più tempo per integrarmi nella squadra, ma evidentemente il destino aveva altri piani. In generale, provo un grande affetto per i club in cui ho giocato nel campionato italiano, così come per tutti gli allenatori, i dirigenti e i presidenti che mi hanno scelta. Dal profondo del mio cuore, dico loro ‘grazie’“.

    In un’intervista dopo aver vinto l’oro alle Olimpiadi di Tokyo, ci avevi detto: “Penso che la parte migliore dei sogni sia che una volta realizzati se ne possano individuare di nuovi! Inseguirò il mio prossimo sogno, ma al momento non so ancora bene quale sia”. Dunque, ti chiedo: quali sono i tuoi nuovi sogni nel cassetto?

    “I miei sogni, in questo momento, sono di guadagnare un posto nel roster che parteciperà alle Olimpiadi di Parigi e di poter alzare lo sguardo durante una partita e vedere i miei genitori sugli spalti che fanno il tifo per il Team USA. Se quest’anno mi ha fatto capire qualcosa, è quanto sono grata alla pallavolo e a tutto quello che ha dato alla mia vita: è bello poter vivere il proprio sogno ogni giorno“.

    di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    USA e Giappone cambiano il mondo: gli scenari del nuovo mercato

    Si definisce “game changer” quella mossa, innovazione o svolta che cambia radicalmente l’andamento di una partita (o, per estensione, di un qualsiasi evento), influenzandone in modo decisivo il risultato finale. Ecco, se mai c’è stato un “game changer” nel volley mercato, è sicuramente quello che sta avvenendo in questa stagione: la prossima sessione di trasferimenti – in realtà già iniziata da tempo – potrebbe davvero segnare l’inizio di una nuova era per la pallavolo mondiale. Il merito, o la colpa, è di due paesi geograficamente molto lontani dal nostro, ma con una gloriosa tradizione sottorete in comune: gli USA nel settore femminile e il Giappone in quello maschile.

    Riassumendo per sommi capi: gli Stati Uniti sono universalmente noti per la capacità di schierare nazionali fortissime (quella femminile è campione olimpica in carica) ma anche per la cronica assenza di una lega professionistica a livello nazionale. Per questo motivo le decine di grandi talenti sfornati ogni anno dalle università hanno sempre dovuto cercare sbocchi altrove, arricchendo smisuratamente il patrimonio tecnico dei campionati altrui, quello italiano in primis. Adesso però gli USA un campionato femminile ce l’hanno, anzi tecnicamente ne hanno due (quello della Pro Volleyball Federation è già partito, ma il più interessante, quello targato LOVB, prenderà il via a fine anno) e, a differenza degli esperimenti tentati nel passato, stavolta sembrano avere tutti i mezzi e le ambizioni per fare una concorrenza serrata all’Europa e al resto del mondo, come testimonia il prestigio dei primi nomi coinvolti: Kelsey Robinson, Jordan Thompson, Haleigh Washington, Jordyn Poulter (tanto per citarne alcune).

    foto Vero Volley

    Apparentemente meno epocale la svolta che prende origine dal Giappone: le squadre di V-League, il massimo campionato del Sol Levante, hanno “semplicemente” deciso di incrementare gli investimenti e aumentare il numero degli stranieri da 2 a 3 per squadra (di cui uno obbligatoriamente asiatico), oltre a tentare di riportare in patria i giocatori più rappresentativi della nazionale, come Ran Takahashi o Yuki Ishikawa. Tutto qua? Sì, ma in un mercato non proprio traboccante di talenti come quello maschile potrebbero bastare 14 stranieri in più a incidere sulla concorrenza globale. Anche perché, contemporaneamente, la Polonia sta riducendo a 14 il numero delle squadre del suo massimo campionato (dalla stagione 2025-2026) e quelle residue saranno ancora più competitive sul mercato, mentre i club italiani potrebbero essere penalizzati dall’introduzione della riforma del lavoro sportivo e, a breve termine, dalla nuova normativa fiscale che non consente più di applicare agli atleti stranieri le norme del “Decreto Crescita”.

    Abbiamo chiesto l’aiuto degli addetti ai lavori per interpretare meglio il fenomeno, interpellando alcuni degli agenti più attivi sul mercato, a cominciare da Paolo Buongiorno: “Credo che la questione vada differenziata tra il settore femminile e quello maschile – spiega l’esperto procuratore – da una parte avremo un problema di qualità, dall’altra di quantità. Nel femminile le giocatrici italiane a disposizione saranno sempre tante, perché c’è una base notevole e la società fanno un grande lavoro a livello giovanile. È chiaro però che, nel momento in cui si apre un mercato così forte, qualcosa cambia“.

    “La base di giocatrici americane era importante (nel 2022-2023 quelle impegnate nei campionati di Serie A erano ben 35, n.d.r.), ma il problema non sono solo le atlete che non verranno più in Italia: anche Turchia, Francia, Polonia incontreranno le nostre stesse difficoltà, quindi tutti questi mercati diventeranno più concorrenziali e le straniere a disposizione saranno sempre meno. D’altra parte – continua Buongiorno – la pallavolo negli USA non ha concorrenti a livello di sport femminile, ed è evidente che per le giocatrici di college sia un’occasione imperdibile quella di tornare a casa, magari dopo un paio di stagioni in Europa. Con offerte economiche importanti, poi, il mercato americano in futuro potrà diventare molto concorrenziale anche sulle straniere di alto livello. Ma per questo credo che dovremo aspettare qualche anno“.

    foto NCAA

    Nel settore maschile, come accennato, gli argomenti sono differenti: “Non si tratta solo del Giappone – conclude Buongiorno – anche la Polonia sta spingendo tantissimo, e la stessa Turchia sta crescendo a livello di investimenti, in attesa di capire come potranno muoversi i club russi. Per fortuna il mercato americano resta aperto, perché a livello maschile negli USA non c’è un movimento tale da organizzarsi in un campionato strutturato. Però la platea di giocatori da cui pescare è limitata, anche perché alcuni paesi stanno attraversando un momento di involuzione: in Russia, per esempio, da un po’ di tempo non emergono grandissimi talenti, forse anche perché c’è poco ricambio, a differenza del femminile“.

    Un po’ meno ottimista Stefano Bartocci, CEO di Best Sports Management, secondo cui le novità a livello femminile saranno radicali: “La geografia del volley cambierà tantissimo, e questo riguarderà anche le top player. Per le prime due stagioni i club della lega LOVB hanno fissato un salary cap, ma si dice che già dal 2025-2026 possa essere eliminato, e a quel punto le loro offerte diventeranno molto appetibili anche per le straniere di alto livello. È un campionato ovviamente super competitivo dal punto di vista organizzativo, e anche gli allenatori (tra cui il nostro Massimo Barbolini, n.d.r.) garantiscono un alto livello“.

    Quali saranno i riflessi sul nostro campionato? “Ne pagheranno le conseguenze – dice Bartocci – le squadre dal quinto posto in giù, perché le prime 4 hanno la forza per mantenere comunque alto il livello alto: per le altre sarà più difficile pescare giocatrici provenienti dalla NCAA come, per esempio, Avery Skinner o Kendall Kipp, perché atlete come queste saranno più incentivate a rimanere in patria“. Al loro posto però, spiega il procuratore, “sarà difficile vedere più giocatrici italiane, visto che già ora è difficile trovarne di livello alto. Ci sono poche Serie B1 e pochi settori giovanili validi, e proprio per questo il livello della A2 è sceso in maniera vertiginosa. Penso piuttosto che si riallocheranno in Italia altre giocatrici provenienti, ad esempio, dall’Asia, dal Brasile o dall’Argentina, ma anche dalla Francia e dalla Serbia“.

    Foto Fenera Chieri ’76

    Nel settore maschile il discorso è radicalmente diverso, come racconta Luca Novi, uno degli agenti più noti a livello mondiale: “L’ondata del Giappone è già passata, perché il cambiamento delle regole sugli stranieri era nell’aria e i club più lungimiranti si sono mossi già la scorsa estate. Noi agenti abbiamo cominciato a lavorare con le squadre giapponesi a settembre 2023 e forse ancora prima con la Polonia. Quindi sì, c’è – o meglio c’è stata – una battaglia planetaria sugli ingaggi che ci costringerà a rinunciare a qualche top player, ma non è detto che sia un male“.

    “Io credo che la conseguenza di tutto questo non sarà un abbassamento del livello – continua infatti Novi – perché in Italia abbiamo le competenze tecniche e le capacità per far crescere i nostri ragazzi e, perché no, anche gli stessi stranieri. Io la vedo come un’opportunità per i giocatori più giovani, specialmente gli italiani, di avere lo spazio che meritano. Spesso in Italia si è troppo esterofili e si pensa che prendendo giocatori nostrani il livello si abbassi, ma i fatti dimostrano che non è così: basta pensare al caso di Padova, che si è sempre mossa in questo modo, per necessità, e non ha fatto certo peggio di chi ha puntato sul mercato straniero“.

    Foto Pallavolo Padova

    Vedremo quindi una Superlega più italiana? “Io mi auguro di sì – risponde l’agente – in passato gli italiani avevano il problema di essere vincolati dalla burocrazia e da norme anacronistiche. Adesso le cose stanno cambiando, un po’ perché il vincolo è in fase di eliminazione, un po’ perché i contributi rimasti sono diventati meno onerosi e un po’ perché molti hanno preso possesso del loro cartellino, ed è più facile investire sui nostri giocatori. Non a caso oggi gli uomini mercato si chiamano Porro, Gardini, Boninfante. Certo, un ridimensionamento fisiologico ci sarà: magari non sarà più possibile avere roster con 4 top player per ruolo, si punterà di più sui giovani e a quel punto sarà avvantaggiato chi in questi anni ha lavorato meglio sul settore giovanile, invece di puntare esclusivamente sul mercato“.

    L’aspetto che crea qualche preoccupazione a tutti i livelli, invece, è quello della riforma del lavoro sportivo e dei suoi costi: “Stiamo affrontando il discorso – dice Buongiorno – non credo che sui top club inciderà più di tanto, ma probabilmente qualche società di Serie B dovrà fare i conti con un ridimensionamento“. “I giocatori ora sono entrati in una dimensione lavorativa meglio definita – aggiunge Novi – per i club questo è un po’ un vincolo psicologico, servirà del tempo per abituarsi“. Ma Bartocci lancia un allarme: “Il problema della riforma è che non c’è chiarezza. C’è molta confusione sulle norme, i club non sono pronti e corrono il rischio di ricevere delle sanzioni che possono essere fatali: se dal fisco ti arriva una multa di 100mila euro non puoi fare altro che chiudere…“.

    di Eugenio Peralta LEGGI TUTTO

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    F1, Speed Championship: clamoroso a Las Vegas. Mondiale riaperto!

    “Speed Championship” è l’esclusivo Mondiale delle velocità massime di CircusF1, con tanto di Classifiche Piloti e Costruttori. A spingerci verso questa iniziativa è il desiderio di valorizzare il ruolo della velocità pura, che rappresenta l’essenza primordiale del motorsport.

    Fuochi pirotecnici nello Speed Championship di CircusF1 con un trend perfettamente in tema con la penultima tappa del Mondiale nella suggestiva e coloratissima Las Vegas. In modo del tutto inaspettato, i risultati alla speed trap nelle qualifiche del sabato hanno completamente riaperto i giochi per il titolo iridato delle velocità massime ribaltando tutti i pronostici della vigilia. La Red Bull ritorna alla vittoria dopo 6 mesi siglando con Sergio Perez un successo dal valore pesantissimo in ottica campionato, grazie al contemporaneo mezzo flop della Ferrari. Con 348,3 km/h il pilota messicano batte tutti e rilancia alla grande le quotazioni sue e del team per la vittoria finale in entrambi i campionati.
    Ad una settimana dall’ultimo appuntamento di Abu Dhabi, Perez si fa sotto minacciosamente al leader Carlos Sainz portandosi a soli tre punti di gap mentre Red Bull è a -2 della Ferrari nei Costruttori. Uno Speed Championship che, fino alla gara di Interlagos, sembrava ormai nelle mani di Maranello riparte clamorosamente da zero e adesso tutto si deciderà a Yas Marina in una sfida in prova unica dalle emozioni forti. Evidentemente gli Stati Uniti portano bene alla Red Bull visto che l’ultimo trionfo della scuderia è sempre a stelle strisce in quel di Miami lo scorso maggio e anche allora fu siglato da Perez.
    Su una pista velocissima si attendeva una Rossa stellare e, invece, Sainz e Leclerc non sono andati oltre il 7° e 8° rilevamento, preceduti da un ottimo Gasly. Las Vegas ha poi regalato altre due sorprese: l’ottima seconda velocità massima di Russell con una Mercedes notoriamente poco performante sul dritto e la quarta di Bottas. In mezzo la rapidissima Williams di Sargeant che non ha deluso le attese. Questa performance dell’Alfa Romeo riporta come fanalino di coda l’Alpha Tauri nella classifica Costruttori. Tra una settimana il verdetto finale!

    Ecco “l’ordine di arrivo” del Gp di Las Vegas dello Speed Championship con le maximum speeds del sabato alla speed trap
    Le Classifiche Piloti e Costruttori riportate qui sotto, sono calcolate sulla base dei primi 10 piloti più rapidi nelle qualifiche del sabato. Il punteggio, attribuito per ogni Gp in calendario, riflette il sistema attualmente utilizzato per l’ordine di arrivo: 25-18-15-12-10-8-6-4-2-1
    F1 2023, Speed Championship – Piloti
    Sainz 242
    Perez 239
    Verstappen 202
    Leclerc 201
    Albon 156
    Sargeant 155
    Magnussen 134
    Hulkenberg 128
    Gasly 90
    Alonso 80
    Ocon 77
    Hamilton 73
    Piastri 60
    Stroll 59
    Russell 53
    Norris 50
    Zhou 36
    Ricciardo 27
    Bottas 25
    Lawson 12
    Tsunoda 9
    De Vries 6
    F1 2023, Speed Championship – Costruttori
    Ferrari 443
    Red Bull 441
    Williams 311
    Haas 262
    Alpine 167
    Aston Martin 139
    Mercedes 126
    McLaren 110
    Alfa Romeo 61
    Alpha Tauri 54 LEGGI TUTTO

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    F1, L’ipocrisia corre sull’incolpevole roulette di Las Vegas

    2023 Las Vegas Grand Prix, Thursday – LAT Images

    “Sono un ipocrita”, così si definiva Sebastian Vettel un anno fa, a pochi giorni dall’addio alle attività agonistiche.
    La questione, in quel caso, era l’incompatibilità tra le tematiche ambientali, delle quali il campione tedesco si era fatto paladino negli ultimi anni di carriera e la sua vita da pilota di Formula 1, professione che ti porta a bruciare benzina praticamente sin dal grembo materno…
    L’onestà intellettuale di Vettel è sempre stata encomiabile e dopo il weekend di Las Vegas verrebbe da dire che in molti dovrebbero andare a lezione da Seb: da Toto Wolff a Max Verstappen, dalla FIA alla Formula 1 stessa.
    TOTO E IL TOMBINO
    Il team principal della Mercedes, che lo scorso campionato si era speso nella battaglia per la sicurezza in merito alla grana del porpoising, questa volta ha deciso di liquidare l’incidente di Sainz – lo spagnolo ha sollevato un tombino non saldato correttamente nel corso delle FP1 – bollandolo come : “uno stupido tombino”.Il super manager austriaco era uno di quelli che parlava di “piloti mandati al macello” sotto i sobbalzi del porpoising, invitando la Federazione a intervenire urgentemente rispetto a una questione che definiva prettamente “medica”. E dire che il povero Carlos, pure penalizzato (causa l’obbligatorio cambio della batteria danneggiata), ha rischiato seriamente di riportare gravi conseguenze, perdendo momentaneamente l’uso delle gambe e trovandosi con il sedile squarciato a pochi centimetri dal suo corpo. Quindi per il nostro Toto il poproising era una questione di emergenza nazionale mentre l’incidente di Sainz è un semplice capriccio di Ferrari. Molto male Toto.

    MAX E LO SPETTACOLO
    Altro campione di ipocrisia: Max Verstappen. L’olandese è sbarcato giovedì in Nevada dichiarando: “questo Gran Premio è al 99% show e all’1% sport”. Arrabbiato, duro e puro, senza compromessi.Un pilota d’altri tempi? Suvvia!Finita la gara si è messo a cantare “Viva Las Vegas” in radio, per poi elargire amore al pubblico statunitense nelle interviste post-gara e ammettere di non vedere l’ora di tornare nella città dei casinò il prossimo anno, il tutto vestito da Elvis e tappezzato di sponsor che richiamavano il gioco d’azzardo.Più che un discorso da pilota d’altri tempi quello di Max sembra il capriccio di un campione, giustamente egocentrico, che a paura di perdere qualche riflettore di dosso.
    FIA E FORMULA 1
    FIA e Formula 1 rimangono due pianeti distanti che non si incontreranno mai. Vanno a due velocità diverse, ma il filo conduttore comune, anche qui, è l’ipocrisia. La FIA penalizza Carlos Sainz per una questione di principio sportivo, coprendo un grave errore di omologazione della pista commesso dalla federazione stessa. È un po’ come sparare a una persona e chiedergli il conto della pallottola usata. La Formula 1 invece, quella inclusiva, quella vicina ai giovani, quella dello spettacolo di Domenicali, crea eventi roboanti negli Stati Uniti per alimentare lo show, poi corre tra le raffinerie e i cammelli nel deserto aumentando allo stesso tempo i prezzi dei biglietti un po’ ovunque. Il nesso qui, neanche a dirlo… Pecunia non olet!
    Insomma, il problema in fin dei conti non è l’ipocrisia, perché altrimenti staremmo una vita qui a parlarne. Il vero problema è ostentare un’integrità che in un mondo di squali come quello del Circus non può proprio sussistere. Alla fine basta fare come Seb, semplice, no? LEGGI TUTTO

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    Dal dissenso all’entusiasmo, il weekend di Max Verstappen a Las Vegas

    LAS VEGAS, NEVADA – NOVEMBER 17: Max Verstappen of the Netherlands driving the (1) Oracle Red Bull Racing RB19 on track during final practice ahead of the F1 Grand Prix of Las Vegas at Las Vegas Strip Circuit on November 17, 2023 in Las Vegas, Nevada. (Photo by Jared C. Tilton/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202311180041 // Usage for editorial use only //Con il diciottesimo successo stagionale di Max Verstappen va in archivio la prima edizione dell’era moderna del GP di Las Vegas. Un weekend diverso dal solito per il tre volte campione del mondo, che ha vissuto una montagna russa di emozioni sia in pista ma anche e soprattutto a livello mentale. L’olandese, che alla vigilia non aveva nascosto i suoi dissapori nei confronti della terza tappa statunitense, è tornato a sorridere dopo aver disputato la gara più combattuta della sua stagione.
    “Viva Las Vegas!” Un’esclamazione che ci saremmo aspettati da tutti fuorché da Verstappen. Eppure nel team radio post vittoria abbiamo osservato un Verstappen diverso da quello che si era visto nella tre giorni a Las Vegas. Un mood inedito rispetto al modo in cui aveva approcciato il fine settimana, che valorizza quanto siano stati combattuti e tirati i 50 giri di gara. Verstappen è tornato in toni rilassati al termine di quello che per lui è stato forse il weekend più complicato della stagione, escludendo il fine settimana negativo a Singapore.

    Da un media day dai toni scocciati, si è passati poi ad un venerdì in cui lo scetticismo dell’olandese aveva continuato a permanere. Senza troppi giri di parole come siamo abituati ad ascoltare al ring delle interviste, Max aveva espresso dissenso nei confronti della pista dopo averla assaggiata nelle libere. Una frustrazione che nel corso del weekend ha man mano lasciato spazio alle performance, ma che si è dileguata completamente soltanto agli sgoccioli del GP.
    Le prime fasi di gara ci hanno infatti riportato quel retrogusto da “Mad Max” del passato, con un Verstappen oltre i limiti alla partenza. L’esuberanza in curva 1 nei confronti della SF-23 di Charles Leclerc, gli è costata una penalità di 5 secondi che lo ha messo nelle condizioni di una gara all’attacco. A questo si è aggiunta una Ferrari all’altezza della Red Bull sul fronte del ritmo gara, come ha affermato anche Frédéric Vasseur al termine del GP.
    Nel primo stint su gomma media la rossa infatti ha espresso un passo migliore di quello della vettura di Milton Keynes, culminato con il sorpasso di Leclerc ai danni di Verstappen nel corso del sedicesimo giro. Un momento inedito per un 2023 monocolore da questo punto di vista, che ha restituito a Verstappen il sapore di una vittoria conseguita dopo una gara non dominata. Anche nel secondo stint con gomma hard, dopo una prima fase di superiorità, il ritmo della top 3 era pressoché simile.
    Una serenità ritrovata che ha messo Verstappen nelle condizioni di giocare anche da team player sul finale, rallentando per provare a fornire la scia al compagno sotto attacco nei giri finali. Un qualcosa di cui non siamo abituati ad assistere, così come alla gioia esplosiva che invece abbiamo ascoltato in radio dopo la bandiera a scacchi. Un GP dal fil rouge diverso rispetto al solito, apprezzato anche dallo stesso Verstappen che al microfono di David Coulthard ha persino affermato “sono entusiasta di tornare qui l’anno prossimo…”
    Non sappiamo se in queste parole ci fosse ancora un pizzico di sarcasmo oppure se l’olandese sia davvero tornato sui propri passi, ma l’entusiasmo per aver disputato un GP combattuto non è di certo mancato. “E’ stato bello perché riuscivamo a stare nel DRS piuttosto bene. Cambiato idea su Las Vegas? Ho sempre pensato che sarebbe stata una bella gara per via dei rettilinei. Non è stata la più semplice ma per fortuna siamo tornati davanti.” LEGGI TUTTO

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    La Ferrari si presenta al countdown finale con poche certezze

    3 – GP MESSICO F1/2023 – SABATO 28/10/2023 – credit: @ Ferrari SpaMancano solo due gran premi alla fine di un 2023 dominato da Max Verstappen e dalla Red Bull che hanno reso una lunga agonia il campionato degli altri. La Mercedes non riesce ad uscire dal tunnel della mediocrità; l’Aston Martin ha intrapreso la direzione del gambero dopo un inizio promettente; la McLaren è in grande crescita ma si è svegliata troppo tardi per impensierire i mattatori. E poi c’è la sempregrigia Ferrari.
    Per la Rossa è andata in scena una stagione con tanti bassi e pochissimi alti: in quest’ultimi compare la vittoria di Carlos Sainz al Gran Premio di Singapore, l’unica dell’anno conquistata da una macchina diversa dalla Red Bull. Ma la SF-23 si è sempre dimostrata un auto troppo sensibile ad ogni minimo cambiamento e di assetto e di temperatura. Troppo per pensare di avere una certa costanza di rendimento lungo tutto l’arco del campionato.
    Nonostante ciò, la Ferrari può ancora lottare per un obiettivo, che risponde al nome di secondo posto nel mondiale costruttori. La Mercedes è lontana “solamente” 20 punti che, con due piloti e due gare a disposizione possono rappresentare un divario colmabile, anche considerando il brutto momento delle Frecce d’Argento. A Las Vegas, poi, la Rossa potrà esprimersi al meglio nel confronto diretto, sfruttando la maggiore velocità di punta sui lunghi rettilinei.

    Nell’ultimo appuntamento della stagione ad Abu Dhabi, invece, la Rossa potrebbe soffrire maggiormente il carico aerodinamico della Mercedes; per questo, il weekend di Las Vegas rappresenta un’opportunità importante, forse l’ultima, di rosicchiare punti importanti sulla concorrenza. Ma le certezze a Maranello, come già accennato, sono poche.
    Le simulazioni fanno sorgere più di un dubbio, anche per via delle bassissime temperature attese e la conseguente mancata possibilità di scaldare a dovere gli pneumatici. Considerando che uno dei punti deboli della SF-23 è proprio la scarsa capacità di tenere nella giusta finestra le gomme, il weekend di Las Vegas potrebbe essere più complicato delle attese. Fare previsioni è un gioco d’azzardo. Fin troppo anche per gli standard di quelle parti. LEGGI TUTTO

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    F1, Sainz da Las Vegas: “Sarà importante essere subito a posto con la macchina”

    Carlos Sainz, Gp Las Vegas F1 2023 – credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    Carlos Sainz ha già vinto a Las Vegas: lo spagnolo martedì ha infatti trionfato nella Netflix Cup di golf insieme al professionista Justin Thomas ed è entrato nel paddock indossando la giacca a scacchi che gli è stata donata insieme al trofeo, peraltro andato in frantumi pochi secondi dopo la premiazione quando è scivolato dalle mani dello spagnolo quando si trovava sul podio. “Devo dire che mi sono divertito molto – ha ammesso Carlos nella conferenza stampa FIA – e pazienza per la coppa…”
    Sainz ha poi parlato di quello che lo aspetta sul nuovo circuito di Las Vegas: “Oggi (giovedì, ndr) non faremo il track walk che avevamo previsto, visto che sta diluviando e per il resto del weekend non dovrebbe più piovere. Però guarderò con molta attenzione i giri che la Safety Car farà per cercare di capire un po’ di più della pista rispetto a quello che abbiamo già imparato al simulatore”.

    Il pilota spagnolo della Ferrari ha poi aggiunto: “Sarà importante essere subito a posto con la macchina, perché entrare in sintonia con la pista è fondamentale quando si affronta per la prima volta un circuito cittadino. Bisogna girare il più possibile, arrivare a sfiorare i muretti e prendere confidenza con le frenate, che qui arrivano al termine di lunghi rettilinei e sono particolarmente insidiose. Ci aspettano giornate intense che dobbiamo sfruttare nella maniera migliore”. LEGGI TUTTO

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    F1, Leclerc da Las Vegas: “Sarebbe bello raccogliere un grande risultato”

    Charles Leclerc, Gp Las Vegas F1 2023 – credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    Charles Leclerc non è tornato in Europa dopo la gara in Brasile. E’ stato lui stesso a dirlo, nelle interviste che hanno preceduto l’inizio del fine settimana in Nevada dove si correrà l’attesissimo Gran Premio di Las Vegas: “Sono rimasto in America e nello specifico sono stato a Los Angeles dove mi sono rilassato e divertito. Ho ricaricato un po’ le batterie e sono pronto a tornare in macchina. Ci attende un circuito cittadino tutto nuovo e non vedo l’ora di scoprirlo. Domani nelle due sessioni di prove libere scopriremo molte cose, compreso se è vero che questa pista dovrebbe essere più adatta alla nostra macchina rispetto alle ultime sulle quali abbiamo gareggiato”.
    Il monegasco ha poi aggiunto di apprezzare il modo di affrontare le corse americano: “C’è sempre una forte componente di show quando si gareggia da queste parti, sia che siamo in Florida, che in Texas che qui a Las Vegas. Credo sia importante bilanciare sempre bene lo sport e lo spettacolo ma credo che sia normale essere un po’ più a favore dello spettacolo quando si va in scena a Las Vegas. La cerimonia di apertura dell’evento questa sera è stata straordinaria, come lo è stato vedere già tanta gente sulle tribune al mercoledì”.

    Non è la prima volta per Leclerc nella grande città del Nevada: “Ho corso una gara di kart qui una decina di anni fa, anche se ovviamente l’ambiente era completamente diverso. Poi mi è capitato di venirci a fare un po’ di festa e ora siamo qui per affrontare il primo Gran Premio da quarant’anni a questa parte a dimostrazione di come la popolarità della Formula 1 sia esplosa negli States negli ultimi anni. Sarebbe bello raccogliere un grande risultato per tutto il team questo fine settimana”. LEGGI TUTTO