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    Premio Città di Roma a Fefè De Giorgi, Milita a Sacripanti e un premio speciale a Malagò

    Foto Fipav Lazio / Morris Paganotti Di Il Premio Milita 2022 a Vittorio Sacripanti, il Premio Speciale al presidente del Coni, Giovanni Malagò, e due Premi Lazio per Armando Monini ed Ernesto Mojoli. Nell’anno d’oro del volley italiano – il 2022 in grado di regalare agli appassionati il quarto titolo mondiale maschile, 8 ori giovanili, il successo in VNL e […] LEGGI TUTTO

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    Questione professionismo: “Il calcio femminile sì, Paola Egonu no?” Per Malagò è discriminazione

    Di Redazione Dal 1° luglio 2022, il calcio femminile in Italia diventa professionistico. Una decisione storica, presa dal Consiglio Federale della FIGC lo scorso 26 aprile. Una decisione che potrebbe aprire le porte ad altre discipline e chiudere una questione aperta da anni. Ma anche una decisione che crea non pochi dubbi a, primo fra tutti, Giovanni Malagò. Il presidente del CONI, come riporta il Corriere dello Sport nella edizione odierna, infatti, solleva un paio di problematiche che il calcio femminile, inteso come professionismo, crea. Innanzitutto, come in ogni contesto, sono i soldi il motore dietro qualsiasi macchina: “Complimenti alla Federcalcio, ma c’è un problema: i fondi stanziati non sono sufficienti neppure per la prima stagione e dunque tutto va a carico delle società. Molti fanno fatica ora già senza obblighi contributivi, figuriamoci col professionismo”. Il dubbio che molte società possano fallire è portato avanti anche dallo stesso Gravina, presidente della FIGC. Nel 2020 è stato creato un fondo triennale di 12 milioni atto a sostenere gli sport femminili che volessero passare al professionismo, ma: “12 milioni sono un supporto, ma non risolvono il problema. Chiediamo concretezza al governo, perchè il processo è costosissimo”. In secondo luogo, Malagò parla di discriminazione. L’Italia è una fucina di talenti in molti sport e le competizioni iridate della scorsa estate, Europei e Olimpiadi, lo hanno dimostrato. Il Bel Paese ha portato a casa decine di medaglie, in decine di competizioni, tanto maschili quanto femminili. Ma l’argomento del professionismo potrebbe creare una spaccatura nell’universo femminile che per Malagò risulterebbe inaccettabile: “Con tutto il rispetto, perché la 21° calciatrice del Tavagnacco deve essere professionista e atlete del calibro di Federica Pellegrini, Paola Egonu e Sofia Goggia no? È impensabile”. Inoltre, nella pallavolo neanche la maschile è tutelata dal professionismo e di questo si dibatte da anni. La soluzione potrebbe essere quella di aprire al professionismo anche le altre discipline? E come conciliare questa soluzione con il problema della mancanza di fondi? Alla luce di queste domande, la questione del professionismo sembrerebbe ben lontana dall’essere risolta. LEGGI TUTTO

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    Malagò: “Solo il mondo del tennis si è stupito che Wimbledon abbia aderito al dettato del mondo olimpico internazionale”

    Giovanni Malagò, Presidente del CONI

    Il Presidente del CONI Giovanni Malagò, in un’intervista rilasciata al Corriere, è tornato con un breve passaggio sulla questione dei tennisti russi e bielorussi, bannati dai prossimi Championships di Wimbledon. La massima autorità sportiva italiana si dice per niente stupita dalla decisione presa a Londra.
    “Da presidente del CONI e membro CIO, mi occupo di politica sportiva e non di politica. In Italia, ribadisco, rappresento il CIO. E l’Executive Board ha raccomandato a tutte le federazioni di non invitare atleti russi e bielorussi ai tornei e alle manifestazioni sportive. Wimbledon, che è un circolo privato, si è attenuto a questa indicazione”.
    Continua Malagò: “Bisogna fare una premessa. La raccomandazione del CIO è nata dopo che la Russia ha commesso una gravissima violazione, mai successa in era moderna, la rottura della tregua olimpica durante i Giochi paralimpici. Ma ci rendiamo conto? È lì, in quel momento, durante l’evento, che tutti i comitati paralimpici internazionali si schierano al fianco dell’Ucraina, si riuniscono e chiedono che russi e bielorussi vengano esclusi dai Giochi. In caso contrario non avrebbero partecipato alla Paralimpiade. Tutte le più importanti federazioni internazionali, sottolineo tutte hanno accolto e seguito le raccomandazioni del CIO. Solo il mondo del tennis si è stupito che Wimbledon abbia aderito al dettato del mondo olimpico internazionale. Spetta al governo prendere una decisione. Starà studiando il caso, valuterà la situazione, poi farà una scelta, sono convinto la migliore per il Paese”.
    La palla quindi passa al Governo, quando il countdown agli Internazionali BNL d’Italia è già iniziato. L’eventuale esclusione dei tennisti e tenniste russe dagli IBI22 sarebbe a dir poco clamorosa, vista la secca presa di posizione di ATP e WTA in merito.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Malagò (CONI): “Djokovic agli Internazionali d’Italia? Assolutamente no”

    Giovanni Malagò

    Il n.1 dello sport italiano, Giovanni Malagò, ha espresso la sua totale contrarietà alla possibilità che il n.1 del mondo Novak Djokovic possa giocare a Roma gli Internazionali BNL d’Italia da non vaccinato. Questo ha dichiarato il Presidente del CONI: “Se è giusto che Djokovic partecipi agli Internazionali di tennis a Roma da non vaccinato? Assolutamente no. Perché ammesso e non concesso che uno si faccia la doccia in un camper, che mangi e dorma da solo e in situazioni di fortuna, è il messaggio che è sbagliatissimo. Ogni giorno ricevo mail di mamme e papà imbufaliti per il fatto che i loro figli non possono fare sport per le regole sul green pass. Spiegatemi come facciamo a dire a queste persone che c’è una legge dello Stato che impedisce di fare sport ai loro figli e invece autorizza chi viene dall’estero“.
    Un parere a dir poco autorevole, che va in direzione totalmente opposta a quanto aveva affermato Valentina Vezzali, ex campionessa olimpica nella scherma e oggi impegnata in politica come sotto segretaria con delega allo sport.
    Mancano ancora oltre due mesi agli IBI22, ma la faccenda sicuramente farà ancora molto discutere. Djokovic ha affermato a Dubai che non crede di poter giocare i Masters 1000 americani di primavera, visto che negli USA potrebbe entrare solo se vaccinato. LEGGI TUTTO

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    Giovanni Malagò in visita alle azzurre prima della partenza per Tokyo

    Di Redazione Ieri sera il presidente del CONI Giovanni Malagò ha fatto visita alla Nazionale femminile presso il CPO Giulio Onesti, in vista dell’ormai imminente partenza per i Giochi Olimpici. Le vice campionesse Mondiali nel pomeriggio di oggi prenderanno un volo assieme al resto della delegazione FIPAV, composta dalle nazionali di beach e dalla Nazionale maschile per raggiungere Tokyo. (fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Giovanni Malagò parla di Jannik Sinner: “Con Sinner ho parlato, ci siamo messaggiati. È una scelta. Personalmente la rispetto, ma da presidente del Coni, da italiano e patriota, non la posso condividere”

    Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò ha parlato di Jannik Sinner e della sua scelta di non giocare le Olimpiadi. “Con Sinner ho parlato, ci siamo messaggiati. È una scelta. Personalmente la rispetto, ma da presidente del Coni, da italiano e patriota, non la posso condividere. Musetti farà sicuramente bene e non lo farà rimpiangere, […] LEGGI TUTTO

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    La lettera di una mamma a Malagò: “Campionati Under 19 anche per le ragazze”

    Di Redazione Continua a far discutere il tema della riforma dei campionati Under attuata solo parzialmente dalla Federazione Italiana Pallavolo: dopo lunghi dibattiti la Fipav sembra aver definitivamente deciso di tornare alle categorie pari (Under 18, 16 e 14) nel settore femminile, come già stabilito lo scorso anno, mentre nel maschile si continuerà con gli anni dispari (Under 19, 17 e 15). Questo nonostante la posizione contraria di una parte del movimento giovanile, esplicitata anche dai risultati del nostro sondaggio. Sullo stesso tema arriva in redazione la lettera (firmata) che la madre di due giovani giocatrici ha scritto al presidente del Coni Giovanni Malagò, chiedendogli di intervenire affinché anche le categorie femminili vengano riformate, soprattutto per garantire un percorso scolastico più uniforme alle ragazze. La riportiamo integralmente: “Buongiorno Gent.mo Dott. Malagò, le scrivo in merito ai campionati Under ed alla loro possibile riforma. Sono madre di due giocatrici. Due ragazze che probabilmente hanno delle potenzialità, dato che dai loro 15 anni sono fuori casa ed una delle due è già stata convocata un paio di volte ai raggruppamenti nazionali. Mi sono resa conto sul campo di quanta disparità fra i sessi ci sia anche in questo sport. Come in molte realtà del nostro paese, la cultura del maschio, la cultura patriarcale, la fa da padrone. Non solo in termini di compensi fra i professionisti, in termini di riconoscimenti dei diritti civili (vedi le gravidanze), ma anche in termini culturali. Mi spiego meglio. Con l’organizzazione standard, la sezione maschile effettua campionati con categorie in anni dispari. Le giovanili terminano con l’Under 21. Questa organizzazione permette loro di chiudere il corso di studi delle scuole superiori nello stesso posto, nella stessa città, con gli stessi amici, gli stessi professori, dando loro la possibilità di avere una ‘stabilità culturale’ che al femminile non è concessa. Nel femminile i campionati, ad accezione del periodo pandemico, sono solo per età pari. Le giovanili terminano con l’Under 18. Questo costringe le ragazze che hanno la fortuna di avere una grande passione e delle capacità, ad effettuare una scelta difficile proprio nell’ultimo anno delle scuole superiori. Molte si fermano un anno per diplomarsi. L’alternativa è finire la scuola altrove, proprio l’anno della maturità. E questa vi sembra parità fra i sessi? Il diritto allo studio non dovrebbe essere uguale per tutti? Questi giovani sono il nostro futuro. Il nostro futuro non è fatto solo di sport. La cultura dovrebbe essere al primo posto e dovrebbero avere TUTTI il diritto di poter studiare ciò che vogliono nello stesso modo“. LEGGI TUTTO

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    Dall’apertura alla chiusura totale: l’universo parallelo della Fipav

    Di Redazione
    Adorata da scrittori di fantascienza e filosofi, la teoria degli universi paralleli non è ancora completamente dimostrata da un punto di vista scientifico, ma in alcuni casi sembra essere l’unica via per interpretare fenomeni altrimenti inspiegabili.
    Potrebbe essere il caso della lettera inviata oggi dal presidente della Fipav Bruno Cattaneo, che chiede al suo omologo del Coni, Giovanni Malagò, di far rispettare con rigidità l’ultimo DPCM che impone lo stop a tutte le attività sportive non considerate “di preminente interesse nazionale“: un decreto in seguito al quale la stessa Federazione Italiana Pallavolo ha disposto lo stop agli allenamenti di tutte le categorie con l’esclusione di Serie A e Serie B (decisione non del tutto condivisa nemmeno internamente, come dimostra ad esempio la dura presa di posizione del Comitato Regionale del Lazio).
    Nella sua missiva, Cattaneo denuncia quella che definisce “una situazione non più sostenibile (…) che vede da una parte un chiaro monito governativo ad un maggior controllo e restrizione delle attività sportiva, e dall’altra l’allegra corsa a dichiarare come di preminente interesse nazionale attività che sono e rimangono di carattere puramente promozionale“. Il presidente della Fipav rivendica quindi la decisione presa “con grande senso di responsabilità” dal suo Consiglio, che avrebbe “interpretato letteralmente quanto da voi richiesto, andando a restringere in modo sensibile tutta la nostra attività e dichiarando di preminente interesse nazionale i soli campionati di Serie A e B (…), attività che riguarda solo 400 delle nostre 4000 società“. Con grande “disappunto del movimento“, ovviamente.
    Il bersaglio di Cattaneo è presto chiaro: “Non posso accettare di vedere come da parte degli Enti di Promozione Sportiva si continui con grande disinvoltura a dichiarare come di preminente interesse nazionale tutta una serie di attività che non possono che avere un carattere promozionale, e comunque mai di primario interesse rispetto alle discipline sportive stesse“. Riferimento piuttosto trasparente a enti come, per esempio, l’UISP, che tramite i propri Comitati locali ha ribadito che le sue attività continueranno a svolgersi regolarmente poiché il nuovo DPCM “non presenta in materia di sport sostanziali differenze dal precedente“.
    E da qui deriva la preghiera a Malagò di “voler esercitare con grande attenzione e determinazione quella attività di vigilanza che il DPCM stesso assegna al Coni, evitando che questa situazione possa degenerare in una corsa all’ultimo tesseramento, creando ulteriori sofferenze a un sistema che è già messo duramente alla prova“.
    Tutto chiaro e, forse, anche coerente. Se non fosse che fino a 4 giorni fa la Federazione Italiana Pallavolo considerava “di interesse nazionale” quasi tutte le categorie, tra cui la Serie C e i campionati giovanili fino all’Under 13, facendosi forte di un Regolamento Gare da lei stessa promulgato, e permettendone di conseguenza l’attività. In questo modo fin da ottobre, in una situazione epidemiologica e sanitaria ben diversa da quella di oggi, migliaia di atleti su tutto il territorio nazionale – “zone rosse” comprese – avevano avuto, almeno in teoria, la possibilità di continuare ad allenarsi.
    All’epoca evidentemente la Fipav non aveva ritenuto di dover fare proprio “il chiaro monito governativo ad un maggior controllo e restrizione dell’attività sportiva” presente nel testo dei precedenti DPCM, che pure era identico a quello della norma attualmente in vigore, con la sola eccezione della parola “preminente“. Né aveva considerato la possibile contraddizione tra lo spirito di un provvedimento che invitava i cittadini a uscire di casa il meno possibile e la possibilità di recarsi tutti i giorni in palestra, anche in comuni differenti dal proprio. E allo stesso modo era sicuramente passato inosservato il dettaglio che bastasse tesserarsi alla Federazione per ottenere il via libera agli allenamenti di Beach Volley, dal momento che tutti i tesserati sono potenziali partecipanti ai campionati nazionali.
    L’intervento del Coni, con una circolare datata 4 dicembre che richiama la Delibera numero 371 del 17 novembre (quando la maggior parte delle attività della Fipav erano permesse), ha ribadito però il riconoscimento di “preminente interesse nazionale” alle sole manifestazioni calendarizzate entro il 31 gennaio (requisito di cui non possono avvalersi la Serie C e i campionati Under), e la Fipav è stata costretta a fare marcia indietro.
    A questo punto, forse, la Federazione dovrebbe spiegare dal suo punto di vista quale sia stato il cambiamento così radicale da giustificare una repentina inversione di tendenza rispetto alle proprie certezze del passato appena più recente. E, di conseguenza, una contestazione esplicita ad altri che, a torto o ragione, ora si avvalgono degli stessi principi. In altre parole, perché la stessa Fipav che fino a ieri riteneva possibile una larga apertura oggi, anziché ribadire e difendere il proprio punto di vista, si preoccupa che siano gli altri a chiudere?
    Forse c’è qualche passaggio che ci sfugge. O forse, come dicevamo all’inizio, tutto quanto abbiamo raccontato si è svolto in un universo parallelo, spiegazione che sarebbe decisamente più logica e razionale… LEGGI TUTTO