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    L'Europa conferma lo stop alla vendita di veicoli a benzina e diesel dal 2035

    L’Unione Europea ha confermato lo stop sulla vendita delle autovetture a benzina e diesel dal 2035. Sull’applicazione di tale normativa si è tanto dibattuto nei mesi, e si è arrivati alla conclusione che è l’unica scelta attuabile se si vuole sperare in un cambiamento futuro delle condizioni di un pianeta che fa fatica ad essere sano. Si punta perciò alla sua salvaguardia e in primis ad avere un’aria più pulita di quella che attualmente si respira.
     La decisione definitiva è arrivata dopo ore di discussione fra i negoziatori del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione Ue, riuscendo a trovare un punto di incontro sulla questione e definire il taglio che verrà apportato sulle emissioni inquinanti per auto e van.
    Mentre si attende lo stop definitivo nel 2035, sono già stati stabiliti i passi che si compieranno nel mentre. Entro il 2025 ci sarà una riduzione delle emissioni CO2 del 15% per auto e furgoni; entro il 2030 sarà del 55% per le vetture e 50% per i furgoni. Si punta così, in maniera graduale, al taglio del 100% per l’anno stabilito.
    L’obiettivo è un pianeta pulito
    Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha scritto un Tweet a riguardo: “L’accordo politico tra il Parlamento europeo e il Consiglio Ue sulla vendita di auto nuove a zero emissioni a partire dal 2035 è una pietra miliare cruciale per raggiungere il nostro obiettivo climatico per il 2030. Stimolerà l’innovazione e la nostra leadership industriale e tecnologica”.
    Per quanto riguarda le deroghe, nessuna è stata introdotta per i carburanti sintetici, mentre è rimasta quella per i piccoli produttori, ossia l’emendamento Motor Vallery. Sul fronte delle preoccupazioni per quanto riguarda la perdita dei posti di lavoro in Europa e in Italia, il segretario generale del Clepa, Benjamin Krieger, ha detto che l’Unione Europea adesso deve impegnarsi per mettere risorse su infrastrutture e politica industriale.
    Tornano gli incentivi auto: nuovi fondi per ibride ed elettriche LEGGI TUTTO

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    In Europa la bici-mania è da record: 22 milioni di esemplari venduti nel 2021

    Numeri che parlano da soli: 22 milioni di pezzi venduti in Europa nel 2021. Cifre stabilite dalle biciclette e dalle e-bike. L’industria europea del ciclo fa così segnare un record. È quanto emerge dall’ultimo report annuale dell’industria e del mercato della bicicletta Europea di CONEBI (Confederazione Europea dell’Industria Bici, E-Bike, Componenti ed Accessori) diffuso in Italia da ANCMA, l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori.
    Vendite biciclette in Europa, numeri altissimi
    La crescita europea è stata trainata in particolare dalla continua domanda di bici elettriche, che ha superato i 5 milioni di unità vendute. Le vendite totali di biciclette ed e-bike hanno raggiunto il valore di 19,7 miliardi di euro, +7,5% rispetto al 2020. CONEBI registra una crescita della produzione stimata di circa il 10% rispetto al 2020, corrispondente a poco più di 16 milioni di unità in Europa nel 2021. Anche la produzione di parti e accessori per biciclette è aumentata nel 2021, raggiungendo un valore di 3,6 miliardi di euro. “Il reshoring è in atto e le note interruzioni della catena di approvvigionamento stanno innescando una nuova ondata di industrializzazione in Europa – ha dichiarato Erhard Büchel, Presidente del CONEBI -: è un processo che richiederà tempo, ma rappresenta un’opportunità unica per l’ecosistema industriale europeo di crescere in modo sostenibile nel lungo termine. Più produzione locale – a partire dalla produzione di componenti – e vicinanza al consumatore, sono una parte essenziale della transizione”.
    Le dichiarazioni di Paolo Magri, presidente ANCMA
    Nel 2021 gli investimenti complessivi del settore sono arrivati a un livello di oltre 1,75 miliardi di euro, +17% rispetto agli 1,5 miliardi di euro dell’anno precedente. I posti di lavoro diretti nel settore manifatturiero sono passati da oltre 77.500 nel 2020 a quasi 87.000 nel 2021, il che porta il totale dei posti di lavoro diretti e indiretti in Europa a una stima di circa 170.000. Per Paolo Magri, presidente di ANCMA, “i dati di CONEBI confermano che nell’ambito della bicicletta sono in corso profonde trasformazioni, per le quali è necessaria una presa di coscienza più compiuta anche da parte delle istituzioni: da un lato c’è una forte domanda che merita di essere valorizzata attraverso l’infrastrutturazione ciclabile e una rinnovata logica di incentivi all’utilizzo, mentre dall’altro si assiste all’evoluzione di paradigmi industriali, economici e produttivi di cui tener conto per coglierne al meglio le opportunità e dentro i quali anche il tessuto imprenditoriale italiano gioca e giocherà un ruolo molto significativo”.
    Regione Piemonte, 7 milioni di euro per le imprese contro l’inquinamento LEGGI TUTTO

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    Le moto impattano meno e aiutano l'economia: uno studio lo conferma

    Le moto fanno bene all’ambiente e all’economia europea. A rivelarlo uno studio condotto da Oxford Economics, leader nelle previsioni globali e nell’analisi quantitativa, che ha dimostrato come l’intera industria motociclistica riesca a generare un impatto sull’economia europea sostanziale (ben 21,4 miliardi di PIL, 389.000 posti di lavoro e 16,6 miliardi di euro di entrate fiscali) e contemporaneamente un minor effetto sull’ambiente. 
    UE, stop ai motori tradizionali dal 2035: appuntamento al buio per le moto
    Il ruolo delle moto 
    Dal rapporto commissionato da ACEM, l’industria motociclistica in Europa, pare quindi chiaro il ruolo delle moto. Oltre a generare un’ottima spinta in termini economici, l’impatto medio della flotta di mezzi a due ruote nell’intero territorio europeo risulta di circa 99 grammi di CO2 per km. Ovvero, meno della metà dei 210 g CO2 per km generati dall’auto, indifferentemente dal tipo di carburante che utilizzano (benzina o diesel che sia). Stando alla ricerca, risulta poi interessante notare come le motociclette fino a 250 cc emettono in media 62 grammi CO2 per km e che circa il 62% delle due ruote presenti in UE rientra proprio in questo segmento.
    Un settore fortissimo
    Insomma, dopo lo studio eseguito da Oxford Economics è arrivata la conferma: la mobilità in moto non offre vantaggi solo in termini economici, ma li offre anche in termini ambientali rispetto ad altri mezzi.
    “La ricerca di Oxford Economics – ha dichiarato Stefan Pierer, presidente di ACEM e CEO di KTM AG – dimostra che il settore motociclistico fornisce un prezioso contributo economico e sociale all’economia e alla mobilità in Europa. Nonostante le recenti sfide come la pandemia di Covid-19 o un difficile contesto commerciale internazionale, il nostro settore rimane forte. L’industria motociclistica continuerà a svolgere un ruolo positivo in termini di creazione di posti di lavoro, crescita economica e mobilità urbana”.
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    Mercato bici, ogni 1.000 bici prodotte fino a 5 posti di lavoro in più in Europa

    Le biciclette volano in Europa con numeri mai così alti nella storia. Sia i mezzi tradizionali che le e-bike fanno crescere a dismisura l’interesse verso il settore con un aumento del 40% nel 2020 rispetto all’anno precedente: lo dice il rapporto CONEBI.
    Boom di mercato
    I dati specifici sono stati diffusi da ANCMA, che ci racconta di 22 milioni di unità vendute in Unione Europea e Regno Unito nel 2020 – bici tradizionali ed e-bike – con un valore complessivo del mercato di 18,3 miliardi di euro. Solo in Italia, lo scorso anno sono stati venduti oltre 2 milioni di esemplari con un +17% sul 2019. Erhard Büchel, presidente CONEBI, ha dichiarato: “L’industria europea prosegue nella sua costante crescita, con il 2020 che si conferma come l’anno migliore da quando abbiamo iniziato ad analizzare i dati. Gli investimenti, inclusi quelli in innovazione, hanno superato 1,5 miliardi di euro, rispetto a un miliardo di euro nel 2019. Ciò ha alimentato una crescita della produzione senza precedenti in tutta la zona UE”.
    Sempre più green
    Le e-bike sono le preferite dai nuovi consumatori? “I cittadini europei stanno selezionando opzioni di mobilità elettrica più ecologiche e questo ha portato le e-bike a registrare un incredibile aumento delle vendite del 52% in termini di valore, il mercato è infatti balzato a 10,6 miliardi di euro nel 2020”, ha spiegato Manuel Marsilio, Direttore Generale CONEBI.
    Lavoro ed emissioni
    Gli accessori hanno raggiunto quota 3 miliardi di euro, evidenziando la necessità di investire maggiormente nella produzione locale e continentale. Entro il 2025 si prospetta un valore raddoppiato per il settore, mentre l’occupazione in Europa è aumentata del 30%: “Oggi abbiamo oltre 1.000 PMI manifatturiere sostenibili in Europa, che forniscono 155mila posti di lavoro legati direttamente o indirettamente alla produzione. Prendendo in considerazione anche il cicloturismo, i servizi come la logistica dei centri urbani e il bikesharing, nonché l’intero settore retail, il nostro comparto supporta oltre 850mila posti di lavoro verdi”, ha spiegato ancora Marsilio. Ogni 1.000 bici prodotte in Europa si creano dai 3 ai 5 posti di lavoro; il rapporto arriva fino a 9 nuovi posti con le e-bike. In più, l’aumento delle bici riduce le emissioni: oltre 2 milioni di tonnellate di Co2 in meno ogni anno.
    Motociclista travolge pedone e poi scooter: grave incidente vicino Pistoia LEGGI TUTTO

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    GP Germania F1 2013: l’ultima gara al Nurburgring, prima del ritorno nel 2020

    La cancellazione della prima e seconda sessione di prove libere della primissima edizione del Gran Premio d’Eifel non ha fatto altro che allungare di qualche ora un’attesa che separa il mondo della Formula 1 dal Nurburgring da ormai sette anni.
    Con le qualifiche di questo pomeriggio infatti, nella speranza di condizioni climatiche più clementi, le monoposto di Formula 1 torneranno a sfrecciare sull’asfalto dello storico tracciato tedesco per la prima volta dal 2013, anno in cui si tenne l’ultima gara valevole per il campionato del mondo.Da allora, il Circus è cambiato drasticamente: vuoi per le modifiche regolamentari e tecniche, per l’avvicendamento di campioni e team di prima fascia e per l’abbandono di varie piste a favore di nuovi orizzonti non sempre graditi dai puristi.Insomma, cosa accadde l’ultima volta in cui la F1 issò le sue tende al Nurburgring? Facciamo dunque un balzo indietro di sette anni, prima che questo weekend possa finalmente spezzare l’incantesimo e le distanze.
    Un appuntamento quasi fisso
    Sin dagli albori della Formula 1, la pista tedesca del Nurburgring è stata sempre considerata come una delle tappe più classiche, amate e pericolose dell’intero calendario. Entrata a far parte del campionato del mondo di F1 nel 1951, da allora fino al 1976 il celebre tracciato divenne la sede fissa del Gran Premio di Germania. Diversamente da quanto accade oggi, in quegli anni le monoposto si davano battaglia sul mitologico Nordschleife, ossia la versione completa della pista, lunga addirittura 20 km. Famosa per i suoi tratti tortuosi misti ai lunghissimi rettilinei, la Formula 1 interruppe la sua permanenza su questa versione dopo il terribile incidente occorso a Niki Lauda proprio nel 1976, tanto da spingere gli organizzatori a realizzare una variante della pista molto più corta e sicura.
    E infatti, soltanto nel 1984 il Circus tornò nella regione tedesca dell’Eifel (da cui prende il nome il gran premio dell’edizione 2020). Per l’occasione, la pista divenne sede per la prima volta non più del Gran Premio di Germania (nel frattempo passato ad Hockenheim), bensì del Gran Premio d’Europa.
    Dopo una seconda edizione nel 1985, il nuovo Nurburgring sparì dai radar della Formula 1 per ben 10 anni, prima di tornare stabilmente in calendario dal 1995. Da allora, fino al 2007, Nurburgring fu sempre sinonimo di GP d’Europa, ad eccezione delle stagioni 1997-1998 in cui fu invece sede del Gran Premio del Lussemburgo, così intitolato per la vicinanza della pista al Granducato.
    Dal 2008, invece, si concretizzò il patto con Hockenheim per l’alternanza ad ospitare il Gran Premio di Germania: in quella stagione fu proprio Hockenheim ad assicurarsi il diritto di aprire i propri cancelli alla F1, lasciando al Nurburgring le edizioni del 2009 e del 2011.
    GRAN PREMIO DI GERMANIA 2013
    Sin dagli inizi della stagione 2013, tuttavia, la tappa prevista al Nurburgring fu seriamente messa in discussione dagli organizzatori e dalla stessa FIA, viste le difficoltà economiche incontrate dal celebre tracciato per poter ospitare il Gran Premio di Germania. Nonostante la concreta minaccia di cedere il passo definitivamente ad Hockenheim già a partire da quell’anno, l’edizione del GP tedesco venne invece confermata al Nurburgring.
    Domenica 7 luglio 2013 prese quindi il via la 74° edizione del Gran Premio di Germania, con Lewis Hamilton nei panni dell’uomo da battere: l’inglese, al suo primo anno in Mercedes dopo il ritiro definitivo dalle competizioni di Michael Schumacher, prese infatti il via dalla pole position, dimostrando gli ottimi progressi della Mercedes dopo la vittoria conseguita da Nico Rosberg nel precedente appuntamento a Silverstone.
    Tuttavia, lo scatto più fulmineo alla partenza porta la firma dei due piloti della Red Bull campione del mondo in carica, e vera dominatrice dei primi anni ’10 del 2000: Mark Webber e Sebastian Vettel. L’australiano balza infatti al comando della corsa, tenendo a debita distanza il padrone di casa nonché campione del mondo in carica, avviato anche quell’anno verso la riconferma iridata (la quarta ed ultima della sua carriera fino ad ora). Nonostante la leadership guadagnata e difesa con le unghie e con i denti, lo stesso Webber si rende protagonista, suo malgrado, di un episodio da brivido: nel corso del suo primo cambio gomme, i meccanici della Red Bull non riescono a fissare a dovere la ruota posteriore destra, facendo partire anzitempo l’australiano dalla piazzola. Dopo qualche metro, la stessa ruota si stacca dalla monoposto, colpendo in pieno un operatore televisivo: nonostante lo spavento e la botta, l’uomo se la caverà con qualche frattura, senza mai entrare in pericolo di vita. Per Webber, che riuscirà comunque a riprendere la corsa, la fuga verso la vittoria è compromessa.In tutto questo ne approfitta il suo compagno di squadra Sebastian Vettel, che balza al comando della corsa senza mai perdere la leadership fino alla bandiera a scacchi. Con una Ferrari poco brillante, tanto che Felipe Massa è costretto al ritiro e Fernando Alonso non va oltre al 4° posto (lo spagnolo si consolerà con il giro più veloce della corsa), la lotta per il podio si risolve a favore delle due Lotus-Renault di Kimi Raikkonen e Romain Grosjean, le quali vanno a conquistare rispettivamente il 2° e 3° posto, completando il podio alle spalle del vincitore Sebastian Vettel, al suo 30° successo in F1.
    Da allora, dopo le già citate difficoltà economiche e la posizione più solida di Hockenheim per poter ospitare una gara in Germania, il Nurburgring sparisce dal calendario della Formula 1.Inizialmente non previsto anche per la stagione 2020, la FIA, a seguito dell’emergenza Covid-19, torna ad “abbracciare” il Nurburgring insieme ad altri tracciati esclusi dal calendario ufficiale pre-Covid, riportando la Formula 1 sul tracciato tedesco per la prima volta dopo sette anni dal quel successo di Vettel con la sua Red Bull.
    Lo stesso Vettel trionfante che oggi si appresta a scendere in pista già consapevole del futuro che lo attende lontano da Maranello, in una crisi di risultati senza precedenti e per nulla paragonabile al suo periodo d’oro conclusosi proprio sette anni fa, dopo quattro titoli mondiali consecutivi.

    GP GERMANIA (EIFEL) F1 2020 – FOTO LEGGI TUTTO

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    Ali Koc (Presidente Fenerbahce): “Questa stagione abbiamo un deficit di 15 milioni”

    Senza l’accordo di sponsorizzazione da parte del Dogus Group e seguendo l’andamento delle società di basket (e non solo) turche, anche il Fenerbahce fa fatica. Ali Koc, il presidente della società nonché membro di una delle famiglie più ricche della Turchia (nel 2016, 8 miliardi di euro), ha parlato così a FB TV: “L’anno scorso avevamo […] LEGGI TUTTO

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    ABA League: i 41 di Pullen rivitalizzano il Cedevita

    J. Pullen (Cedevita) Dopo un avvio di stagione non proprio brillante il Cedevita inizia a convincere, e lo fa consacrando il suo leader: il ben noto Jacob Pullen, ex Virtus e Brindisi che  gia’ nel 2016 con gli orange pote’ gioire della vittoria di campionato e coppa di Croazia.L’americano naturalizzato georgiano contro il Krka e’ […] LEGGI TUTTO