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““. La miglior definizione di Luca Cantagalli l’ha data un suo compagno di nazionale di sempre, ovvero quell’Andrea Zorzi che con il “Bazooka” più famoso della pallavolo italiana fece parte della Generazione di Fenomeni che ha fatto la storia del volley.
È proprio questo mix di ingredienti che ha reso così intramontabile il mito di Luca Cantagalli?
“(ride, n.d.r.) ”
Gianluca Pastore, nel suo libro, la definisce “il primo in niente, tra i primi in tutto”. Le riusciva davvero bene tutto?
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A 30 anni di distanza quei rapporti sembrano ancora far parte della sua vita. Quanto ha influito il vostro solido legame fuori dal campo per ottenere quei risultati?
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Di lei si è detto che si è sempre tenuto lontano dalle luci della ribalta.
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Come riusciva a non perdere la bussola in quei momenti?
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La popolarità continuò anche a Treviso. Cosa ricorda della famiglia Benetton?
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C’è qualcosa che hanno detto di lei durante la sua carriera che l’ha fatta soffrire?
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La carriera in nazionale proseguì fino all’argento di Atlanta 1996. Come si riprese da quella delusione?
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Il presente di casa Cantagalli. Diego e Marco hanno seguito le sue orme. È orgoglioso della loro scelta?
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Suo figlio Diego ha dichiarato che è stato difficile fare le scelte che anche lei ha fatto da ragazzo, lasciando casa molto presto. Ne ha sofferto anche lei?
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La sua seconda vita da allenatore si è affiancata a quella di ristoratore.
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Cosa ha portato della pallavolo nel mondo della ristorazione?
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Vorrei sfatare una leggenda con lei: è vero che la fine ufficiale della sua carriera fu sancita all’All Star Game nel novembre del 2006?
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La ricordano tutti anche per la sua passione in solitaria per la pesca, ma molti non sanno che lei per anni nei ritiri si isolava con i suoi libri di avventura.
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