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Open Court: Gaudenzi apprezza i set corti, cosa tenere delle regole NextGen? (di Marco Mazzoni)

Oggi si disputano le semifinali della terza edizione delle NextGen Finals, con il nostro Jannik Sinner che sta rubando il palcoscenico grazie a prestazioni di altissimo livello. Oltre al valore tecnico della manifestazione, è interessante valutare di nuovo il nostro amato sport con le novità regolamentari introdotte in questo evento. Un format rivoluzionario che sta provocando accese discussioni tra appassionati e addetti ai lavori.

Rinnovare le storiche regole del tennis, o no? Su questo tema si è pronunciato in una recente intervista anche Andrea Gaudenzi, prossimo Presidente dell’ATP da gennaio 2020. Ecco le (poche) parole del romagnolo: “Non sono un tradizionalista, sono aperto all’innovazione. L’essenza di questo sport deve essere rispettata, ma devo dire che mi piacciono i set a quattro giochi. I momenti importanti arrivano sempre sul punteggio di 4 pari o 5 pari. Aumentando il numero di momenti cruciali si rende il tennis molto più divertente. Per questo il format che stiamo provando alle NextGen è interessante”.

Queste le sue parole. Al momento sono solo considerazioni personali, nulla di ufficiale da parte dell’ATP, ma è un discreto allarme per i cultori delle regole classiche, che assolutamente non vogliono toccare niente nel secolare regolamento del tennis.

Un fatto è certo: dietro le quinte qualcosa si sta muovendo, da diverso tempo. C’è voglia di cambiare, lo hanno dichiarato in modo più o meno netto sia chi sta nelle posizioni di comando del “giocattolo”, chi investe pesantemente nel tennis ma anche gli stessi giocatori. Quindi non è solo il puro business, trainato da sponsor e tv, come molti appassionati sospettano, a spingere per un gioco più veloce, partite più corte da giocarsi con regole un po’ diverse. Un input molto chiaro viene dagli stessi giocatori, che vorrebbero portare le partite sul tour ATP a una durata di 1h e 30, massimo 2 ore. Questo per equipararlo alle maggiori discipline mondiali (football, basket, ecc), ma anche perché il gioco è diventato massacrante sul piano fisico, troppi gli infortuni in un calendario asfissiante di 11 mesi filati di tornei. Nuove regole che portano a match più corti, secondo il loro punto di vista, sarebbe una soluzione ideale per tutti, spettatori inclusi.

Pur capendo il loro punto di vista, personalmente la vedo in modo un po’ diverso. Vero che oggi il tennis sul tour maschile è diventato infernale dal punto di vista fisico ed agonistico, ma la soluzione non è da ricercare stravolgendone regole storiche, che hanno elevato il nostro sport a disciplina entusiasmante, ma ritornando all’essenza del gioco stesso. Il tennis è nato per essere uno sport tecnico, di destrezza e rapidità; basterebbe riportare le condizioni di gioco a quelle di una ventina d’anni fa (campi più rapidi, superfici molto diverse tra di loro, palle più veloci) o eventualmente intervenendo sui materiali (chi afferma che non si può non sa cosa dice, basta vedere cosa hanno fatto da anni negli USA nel baseball e hockey) per ritornare a partite più snelle, con meno scambi a premiare la tecnica ed il gioco offensivo sull’atletismo e costanza di rendimento. Qua si entra in un ginepraio intricatissimo, e mi fermo qua.

Tornando al tema caldo delle nuove regole introdotte alle NextGen, dopo 3 anni di test ormai in molti si sono fatti un’idea più precisa, vedendo molte partite giocate da tennisti assai diversi tra di loro. Pur partito assai scettico sull’intero format, devo dire che non tutto in fondo è da buttare. Credo fortemente che questo formato, così come è nella sua interezza, non vada bene; ma qualcosa invece può funzionare, se riveduto e corretto. Infatti mi piacerebbe molto che l’ATP provasse, magari l’anno prossimo alle NextGen o in eventi Challenger/ATP250, a testare queste regole in partite ufficiali ma con qualche correttivo, per vedere l’impatto sul pubblico e sul gioco. Quali sono i correttivi da applicare? Ecco quel che a mio avviso funziona, e quello che invece proprio non va.

Sullo “Shorter Warm-Up” e lo “Shot Clock” direi che nessuno ha niente da ridire. Sul “Player Coaching” credo che si debba ascoltare il parere dei giocatori, e seguire la loro volontà. Può funzionare ed essere d’aiuto ai tennisti, ma senza la diretta tv, che mi sembra un voler spettacolarizzare e drammatizzare un momento sportivo (pure complicato nella tensione del match) a tutti i costi.

Poi arrivano i nodi al pettine, le vere riforme sostanziali. Sul “No-Ad scoring” sono assolutamente contrario. È la regola più impattante sul match, sull’andamento tattico e mentale. Sono nette le motivazioni che non mi convincono. Intanto il tennis è nato come disciplina in cui per vincere un game servono due punti in più dell’avversario. Togliere questo non accorcia poi più di tanto il tempo di gioco, ma stravolge totalmente un concetto basilare del gioco. E non è positivo. Inoltre il tennis è uno sport di situazione, non tutti i 15 sono uguali. Essere bravi a gestire palle break e vantaggi è una vera e propria arte nel tennis, è la differenza tra un campione ed un buon giocatore. Gente come Nadal, per citare il n.1 del mondo, ha vinto più Slam grazie alla sua forza mentale, tattica e tecnica in questa fase di gioco, strappando ai vantaggi giochi decisivi. E’ giusto che la sua maggior qualità sia premiata, come quella dei più forti agonisti. Giocarsi tutto sul punto singolo ha un impatto assai limitato sulla durata dell’incontro (si giocherebbe un numero di punti minore) ma snatura troppo il momento più decisivo e spettacolare di un game. I giochi con più punti ai vantaggi sono sempre i più elettrizzanti. Il punto secco cancella la fase che distingue il tennis dagli altri sport. Perché perdere una simile unicità in nome di partite “più rapide”? Aggiungo che al salire del livello, mediamente conta di più il servizio, e quindi il No-Ad potrebbe scatenare una predominanza della battuta. Quindi, No-Ad totalmente bocciato.

Quella dei “Set corti”, con qualche correttivo, potrebbe essere una innovazione interessante. È l’altra regola più impattante, altro stravolgimento storico della disciplina. Dopo tre edizioni di NextGen, la conclusione è che molti set ai 4 games sono assai completi e divertenti. Lo stravolgimento è nella gestione tattica dei match. Se perdi il servizio e stai sotto 0-3, ormai il parziale è andato… In un set “tradizionale” è difficile che lo si lasci andare, a meno di non trovarsi in uno slam, avanti 2 set a 0, e si opti per tirare il fiato e pensare già al quarto. Molto dipende anche dalla superficie, per il diverso impatto del servizio (terra o cemento molto veloce, o erba). Quel che non mi convince, e cambierei, è il momento del tiebreak: giocarlo sul 3 pari è prematuro, allora si potrebbe optare per un tiebreak a 10 punti, oppure assai meglio giocare il tiebreak sul 4 pari. Quel gioco in più non sarebbe affatto una differenza marginale, vorrebbe dire un turno di servizio in più. Inoltre nell’economia di un set a 4 games è fondamentale la presenza o meno del No-Ad, che rende il tutto fin troppo veloce.

La mia speranza è che si provi il format dei set a 4 game ma senza il No-Ad, e col tiebreak sul 4 pari invece del 3 pari. Credo che potrebbe essere una soluzione molto interessante. Avremmo set più snelli, ma rispettando la regola fondamentale del tennis (si vince un game sempre con 2 punti di scarto), e con molti momenti “elettrizzanti”. Provare questo formato in tornei veri, e con i campioni in campo, farebbe la differenza, avremmo dati “certi” per scegliere la direzione da prendere.

Dall’anno prossimo Andrea Gaudenzi sarà al timone del tennis maschile. Vedremo se andrà incontro alle pressanti richieste dei giocatori, gli attori che ci fanno appassionare al nostro sport, ma con la forza di preservare l’unicità della disciplina. Cambiare è sintomo di intelligenza; ma ogni rivoluzione, per funzionare, deve intervenire sui problemi senza tagliare le radici alla base, altrimenti l’albero muore…

Marco Mazzoni

@marcomazz


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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