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Io non ho paura del futuro: intervista a Marco Falaschi

Di Roberto Zucca

“Quando ho cambiato numero, la prima volta, e ho deciso di utilizzare il numero 5, ricordo la faccia di mio babbo, felice e orgoglioso di avere scelto il suo stesso numero di maglia. Di lui ho tanti bei ricordi legati alla pallavolo, talmente tanti che non so metterli in ordine di importanza. Senza di lui sono stati dei mesi durissimi, e forse, ora che sono tornato in Italia stabilmente me ne rendo conto ancora di più”.

Iniziare l’intervista con il ricordo di Carlo, per tutti Carlino, suo papà, e grande protagonista della pallavolo toscana, non è stato facile. È il Marco più sincero, più vero e sicuramente più bello, quello che condivide l’emozione di un anno difficile, caratterizzato da una perdita, da un nuovo inizio, da qualche certezza in più e dalla consapevolezza che dopo 5 anni, la sua strada si ricongiunge con la sua amata patria.

Come si ricomincia in questi casi?
“Con difficoltà ma con la consapevolezza di dover andare avanti. Il rientro in Italia è stato conseguente anche ad una situazione famigliare in cui avevo bisogno di esserci, di fare il mio. Ed è proprio quando ti riavvicini a casa che capisci che tanto e quasi tutto parla di papà, e porta il suo ricordo. Ma lo dovevo a mamma e a mio fratello a cui cercherò di dare una mano in più, anche se 800 km sono meglio di 1200 km ma certo non mi permetteranno di esserci ogni sera”.

Il suo futuro Falaschi si chiama Castellana, squadra che l’ha fortemente voluta.
“È una città e una squadra che conosco bene, perché cinque anni fa ho vestito la maglia della BCC per tre stagioni. Mi hanno richiesto e mi hanno voluto per riniziare un nuovo corso. Non sarà facile perché riprendono le retrocessioni e ci sono squadre che si stanno attrezzando molto bene. Ma vogliamo provarci e i nomi che circolano anche per Castellana sono di giocatori di peso”.

Perché ha scelto di rientrare in Italia?
“In primis per la famiglia. Ma anche perché ho sentito lo stimolo di dover tornare a giocare il campionato più bello del mondo, nel quale ormai militano tutti i più forti giocatori e nel quale volevo avere un mio ruolo. Giocare in un fortissimo club da secondo è qualcosa che mi stava diventando stretta”.

Che ricordo si porta di quattro stagioni in Polonia?
“Il ricordo di allenatori, da Anastasi a Gardini che mi hanno voluto e mi sono stati vicino. Penso al Gardo che, dopo l’infortunio di due mesi mi ha tenuto con sé e non mi ha fatto sentire il peso del momento. Altre squadre probabilmente ti avrebbero dato il benservito, ma per me non è stato così e di questo sono veramente grato”.

L’anno più bello?
“Quello di Danzica. Squadra fantastica, bellissimo ambiente, città che ho amato dal primo minuto. Sono molto grato alla Polonia che in tutti questi anni mi ha accolto pallavolisticamente parlando. È una terra che mi rimarrà sempre nel cuore”.

A proposito di cuore, c’è una persona che in questo anno le è stata particolarmente vicino. Enrica Merlo.
“Credo che Enrica sia uno di quei doni mandati dal cielo. Una persona che è entrata nella mia vita per renderla serena in un momento in cui la vita mi aveva tolto una delle persone più importanti. Mi è stata vicino in ogni attimo e mi ha capito in qualsiasi scelta non solo perché anche lei fa il mio stesso mestiere ma perché è prima una persona stupenda e poi una bravissima pallavolista”.

Il segreto della distanza?
“(ride ndr) Gli aeroporti di Brindisi e Bari molto serviti da voli per la Toscana e viceversa”.

Assieme avete assistito al matrimonio di Federico Tosi e Veronica Bisconti lo scorso sabato.
“Una serata molto emozionante. Mi permetta di spendere due parole per Lorenzo e Federico e per la loro famiglia, che per me sono e saranno sempre una seconda casa. E per Veronica che io ho fatto conoscere a Fede e a cui voglio davvero molto bene. Vederli assieme e vedere una persona come Federico così emozionato non è da tutti i giorni. A chi lo conosce per la prima volta, dà l’impressione di una persona distaccata. In realtà lui e Lorenzo sono i migliori amici che potessi incontrare”.


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