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Marco Belinelli “Da San Antonio alla Nazionale, mi sento a casa mia”

Marco Belinelli "Da San Antonio alla Nazionale, mi sento a casa mia"

La notizia, inattesa, che ha aperto la free agency 2018: Marco Belinelli e il ritorno agli Spurs. Un rientro a “casa” quasi a sorpresa, raccontato nell’intervista concessa a Il Resto del Carlino:

«C’erano state tante chiacchiere. San Antonio mi aveva già richiesto a gennaio e, per dirla tutta, mi aveva cercato anche in passato. Sabato ero al telefono con il mio agente, Sam Goldfeder e con mio fratello Umberto, ero tranquillo, perché mi avevano detto che prima di lunedì scorso, difficilmente, sarebbe successo qualcosa». E invece? «Invece il mio cellulare ha cominciato a vibrare. Avevo la suoneria silenziosa, erano le 6 di domenica mattina, stavo dormendo». Quindi? «E’ venuto a cercarmi Enrico, mio fratello maggiore. Mi ha svegliato. Un consulto con Sam, Umberto ed Enrico, sentendo anche Martina, la mia ragazza». E lei ha detto sì. «Difficile dire no a Popovich. E poi conosco l’ambiente».

Casa. «Tomo a San Antonio con un’altra testa, un altro ruolo. Cinque anni fa, praticamente, ero una matricola. Ora sono più maturo, so cosa mi aspetta».

Sistema Spurs. «Ho lavorato bene con loro, ho vinto. E’ una squadra che gioca una pallacanestro che mi è sempre piaciuta, perché è tutto pianificato. Organizzazione al top».

Parker vs Leonard. «Sui social si legge di tutto. Per ora voglio starne fuori. A San Antonio, magari, capirò qualcosa. Spero che la situazione possa risolversi favorevolmente per San Antonio. Stiamo parlando di un giocatore fantastico, stellare. Come lui non ce ne sono».

Ruolo. «Penso e spero di avere un ruolo importante. Così come me l’ero ritagliato a Philadelphia. Importante, partendo dalla panchina».

Popovich. «Ci siamo sentiti al telefono. Ho un grandissimo rapporto con lui. Non dimentico che mi venne a vedere mentre giocavo con la Nazionale in Israele».

Nazionale azzurra. «Sono sempre in contatto con il presidente Petrucci e ho sempre detto che un traguardo importante in azzurro è quello che manca alla mia carriera».

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