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La lezione della Supercoppa, le finestre FIBA e il motto “Chi vince ha sempre ragione”

La lezione della Supercoppa, le finestre FIBA e il motto "Chi vince ha sempre ragione"

Il Simone Pianigiani che ai microfoni di Eurosport, con la sua nonchalance neanche troppo riveduta e corretta rispetto ai tempi senesi, plaude ai suoi uomini e alla loro capacità di lavorare sodo per ottenere l’unico risultato possibile dalla due giorni di Brescia, è l’icona esemplificativa del titolo dell’editoriale. Adesso che ha sistemato Mike James nel ruolo che fu di Terrell McIntyre – una guardia talmente pericolosa nel tiro da creare ipso facto spazio vitale ai compagni – al posto di un Jordan Theodore buono per ballare un tango ma troppo limitato per essere davvero un leader e che al centro ha un Arturas Gudaitis migliore del buon Benjamin Eze con cui costruì una epopea indimenticabile, c’è solo da verificare se i quintetti che alternerà in campo saranno capaci di difendere in maniera decente e non come (tranne che per un episodio semidecisivo, non eravamo in una gara 7) faceva Goudelock.

La lezione della Supercoppa. L’anno scorso Pianigiani ci martirizzò le orecchia con la mancanza del “vissuto” e della comprensione del sistema. Dopo un anno ci ha fatto vedere che una squadra dispersa in mille rivoli come nessun’altra in questa preseason – tranne Torino, ovviamente – con appena cinque titolari su tredici al Forum, se il vissuto non ce l’ha se lo fa venire con gli uomini giusti in campo. Chi non è d’accordo polemizzerà che essendo troppo più forte delle avversarie questa AX Exchange non poteva perdere, che non perderà la Coppa Italia né il titolo 2018-19. Tocca ferro probabilmente il coach, sapendo di aver perso due Coppa Italia prima di agguantarne una nella precedente vita italiana…

Le finestre FIBA. L’alibi per tutti i difetti non è servito. Brescia è arrivata da una preseason integrale eppure ha perso alla prima spallata del secondo tempo di semifinale quando tutti sapevamo essere quello il momento cruciale del match. La Fiat Torino veniva dal nulla eppure è Trento che si è sciolta per prima, con soli due Nazionali e mezzo (Flaccadori) in giro per la World Cup. Sono anni ormai che Maurizio Buscaglia fallisce tutti gli inizi di stagione, qualche riflessione la dovrà fare pure lui oppure l’Aquila rinunci a entrare in campo fino a novembre inoltrato. D’altra parte NBA ed EuroLeague hanno negato e cercato di negare giocatori alle squadre nazionali con ogni sistema attaccandosi a stanchezza e infortuni. Ma dove si erano procurati stanchezza e infortuni se nelle Nazionali costoro non hanno giocato da oltre un anno? Stai a vedere che a furia di occupare date sul calendario non si sono accorti che i giocatori vanno in campo troppe volte e troppe volte ravvicinate. E poi bum!

Chi vince ha sempre ragione. De Coubertin non sarebbe d’accordo, forse qualche salomonico purista è d’accordo con lui, ma Banchi e Repesa esonerati sono d’accordo con noi. Valeva dieci anni fa esattamente come vale in questo momento. Adesso, come dice Proli, c’è il tabù dei due scudetti di fila da sfatare. C’è un posto nei primi otto di EuroLeague da riconquistare. E c’è anche una insospettabile voglia di Xerox sulla quale tempo fa avevamo costruito una storia di italico campanile che aveva fatto grande il basket nostrano su questo portale. E ci sono le altre, che a questo concetto si devono piegare per iniziare una rincorsa per nulla agevole se a febbraio vorranno provare a sgambettare l’Olimpia Milano al Mandela Forum. Sempre sperando che, fuori dal campo, qualche buontempone con scarso feeling con il marketing non continui a rovinare tutto.

Fonte: http://feeds.pianetabasket.com/rss/


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